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Trigliceridi e malattia cardiovascolare. Ancora dubbi

Roberto Volpe - Servizio di prevenzione e protezione (SPP), CNR, Roma

 

Con l'obiettivo di valutare l'associazione dei parametri lipidici (colesterolo totale, HDL, LDL e non-HDL e trigliceridi) e delle apolipoproteine AI (apo AI) e B (apo B) e il rischio di eventi cardiovascolari, John Danesh dell'Università di Cambridge, insieme ad altri Colleghi britannici, hanno analizzato 68 studi prospettici, a lungo termine, condotti soprattutto in Nord America e in Europa (tra cui anche gli studi italiani CASTEL, CUORE, FINE-IT e VITA), in cui sono stati arruolati 302.430 soggetti in prevenzione primaria. L'età media dei partecipanti era di 59 anni, con una buona rappresentanza del genere femminile (43%). Durante il follow-up degli studi, si sono avuti 8.857 infarti miocardici non fatali, 3.928 morti dovute a cause coronariche, 2.543 ictus su base ischemica, 513 su base emorragica, mentre 2.536 ictus non sono risultati classificati. Per l'analisi statistica, basata principalmente sul calcolo dell'hazard ratio (HR), è stato considerato il primo evento cardiovascolare fatale e non fatale registrato all'età >=40 anni.
L'HR per i trigliceridi, aggiustato per i fattori di rischio non lipidici è risultato, per la cardiopatia ischemica, di 1,37 (con IC 95% di 1,31-1,41). Tuttavia, una volta aggiustato per il colesterolo HDL e il colesterolo non-HDL, esso si è ridotto a 0,99 (con IC 95% di 0,94-1,05). L'HR aggiustato per l'ictus ischemico è risultato di 1,02 (con IC 95% di 0,94-1,11), per l'ictus emorragico di 1,04 (0,82-1,32) e per l'ictus non classificato di 1,03 (0,94-1,13).
Per il colesterolo-HDL, l'HR aggiustato per i fattori di rischio non lipidici è risultato, per la cardiopatia ischemica, di 0,71 (con IC 95% di 0,68-0,75). Anche tale dato, una volta aggiustato per il colesterolo non-HDL, si è modificato, ma di poco, risultando di 0,78 (con IC 95% di 0,74-0,82). L'HR aggiustato per l'ictus ischemico è risultato di 0,93 (con IC 95% di 0,84-1,02), per l'ictus emorragico di 1,09 (0,92-1,29) e per l'ictus non classificato di 0,87 (0,80-0,94).
Per il colesterolo non-HDL, calcolato sottraendo il colesterolo-HDL dal colesterolo totale e che ha il duplice vantaggio di comprendere tutto il colesterolo presente nelle lipoproteine aterogene (VLDL, IDL e LDL) e di non risentire di eventuali errori di stima quando il colesterolo-LDL viene calcolato con la formula di Friedewald, l'HR, aggiustato per i fattori di rischio non lipidici, per la cardiopatia ischemica è risultato di 1,56 (con IC 95% di 1,47-1,66), e, una volta aggiustato per il colesterolo HDL e i trigliceridi, di 1,50 (con IC 95% di 1,39-1,61). L'HR aggiustato per l'ictus ischemico è risultato di 1,12 (con IC 95% di 1,04-1,20), per l'ictus emorragico di 0,98 (0,82-1,17) e per l'ictus non classificato di 1,01 (0,93-1,09).
Per il colesterolo-HDL, l'HR aggiustato per i fattori di rischio non lipidici, per la cardiopatia ischemica è risultato di 0,71 (con IC 95% di 0,68-0,75). Anche tale dato, una volta aggiustato per il colesterolo non-HDL, si è modificato, ma di poco, risultando di 0,78 (con IC 95% di 0,74-0,82). L'HR aggiustato per l'ictus ischemico è risultato di 0,93 (con IC 95% di 0,84-1,02), per l'ictus emorragico di 1,09 (0,92-1,29) e per l'ictus non classificato di 0,87 (0,80-0,94).
Se l'ictus emorragico non è parso in correlazione con i valori dei lipidi e delle apolipoproteine, gli Autori hanno, invece, evidenziato una simile associazione con la cardiopatia ischemica e con l'ictus ischemico sia tra il colesterolo non-HDL e l'apo B che tra il colesterolo-HDL e l'apo A e tra il rapporto colesterolo non-HDL/colesterolo HDL (che è equivalente al rapporto colesterolo totale/colesterolo-HDL) e il rapporto apo B/apo A. Tali risultati non risultavano modificati aggiungendo la valutazione dei trigliceridi. Secondo Danesh e Colleghi, altri dati che, invece, hanno dimostrato il ruolo dei trigliceridi come fattore di rischio indipendente, provengono da studi basati su un numero limitato di pazienti. Al di là di questa ultima affermazione, che risulta un po' riduttiva, basti citare, ad esempio, il Copenaghen Male Study, condotto da Jeppesen su quasi 3.000 soggetti maschi adulti (Circulation 1998), interessante appare il suggerimento degli Autori di semplificare la valutazione del rapporto lipidi-eventi cardiovascolari di natura ischemica, misurando solo il colesterolo totale e HDL o le apo B e AI, in tal modo non ci sarebbe la necessità che il prelievo venga effettuato a digiuno. Non condivisibile, invece, l'ulteriore suggerimento di determinare i trigliceridi solo in alcune particolari condizioni, come, ad esempio, la prevenzione della pancreatite, dimenticando la loro importanza nelle iperlipemie combinate o nella sindrome metabolica o nel diabete.

 

 

Major lipids, apolipoproteins, and risk of vascular disease

Emerging Risk Factors Collaboration, Di Angelantonio E, Sarwar N, Perry P, Kaptoge S, Ray KK, Thompson A, Wood AM, Lewington S, Sattar N, Packard CJ, Collins R, Thompson SG, Danesh J.

JAMA 2009;302:1993-2000

 

 

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