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Linee guida europee 2016: l’alimentazione in prima linea per la prevenzione cardiovascolare e il controllo delle dislipidemie

Franca Marangoni - Nutrition Foundation of Italy, Milano


Una dieta sostanzialmente mediterranea ricca di frutta e verdura, cereali integrali, con un moderato apporto di grassi, soprattutto insaturi, è quella delineata dalle linee guida per la prevenzione cardiovascolare stilate nel 2016 dalla Società Europea di Cardiologia (ESC) e da altre 10 Società scientifiche (Piepoli et al. 2016). Le stesse linee guida mettono la correzione dello stile alimentare al secondo posto nella lista degli obiettivi della prevenzione cardiovascolare, dopo l'esclusione del tabacco e prima dell'aumento dell'attività fisica, del controllo del peso corporeo adeguato, e del mantenimento nella norma dei valori pressori e dei livelli di colesterolo LDL e HDL, trigliceridi e emoglobina glicata.


Sulla base di solide evidenze scientifiche il documento conferma in parte le indicazioni già contenute in gran parte delle linee guida internazionali (WHO 2013; Eckel et al. 2014): ad esempio per quanto riguarda le 2-3 porzioni giornaliere sia di frutta e sia di verdura, o le raccomandazioni al consumo moderato di bevande alcoliche (1 drink al giorno per le donne e 2 drink al giorno per gli uomini) e di zuccheri. Anche per il sale il limite massimo resta fissato ai 5 grammi quotidiani, più o meno la metà di quello che si calcola sia il consumo medio nella popolazione italiana, con il suggerimento di prestare attenzione soprattutto al sale "nascosto".

Comune alle linee guida per la gestione delle dislipidemie delle stesse EAS e ESC è poi il focus sui grassi e sui limiti da rispettare, sia per quelli parzialmente idrogenati di origine industriale (acidi grassi a conformazione trans), che devono essere inferiori all'1% delle calorie totali e sia per i saturi, che vanno contenuti entro il 10% (e entro il 7% in presenza di ipercolesterolemia) della quota energetica giornaliera (Catapano et al. 2016). Entrambi i documenti europei sottolineano un aspetto importante e in linea con le osservazioni emerse dalle metanalisi più recenti, e cioè che il contenimento dei consumi di alimenti generalmente ricchi di acidi grassi saturi (burro e oli tropicali, carni trasformate, dolci, formaggi stagionati) va associato all'aumento dell'apporto di cibi ricchi di grassi insaturi (come gli oli vegetali), e specialmente polinsaturi (de Souza et al. 2015; Li et al. 2015). E' ormai chiaro, infatti, che la riduzione del rischio coronarico non dipende tanto dalla restrizione in termini assoluti della quota di saturi di origine alimentare, quanto dalla sostituzione degli stessi saturi con polinsaturi. Si stima che ad ogni ogni punto percentuale di riduzione dei grassi saturi e di incremento di una quota isoenergetica di polinsaturi corrisponda una diminuzione del rischio del 2-3%. In questo contesto si colloca anche la raccomandazione al consumo regolare di vegetali, che contribuiscono all'apporto di polinsaturi della serie omega-6, di pesce (1-2 porzioni settimanali) fonte di polinsaturi a lunga catena della serie omega-3 (EPA e DHA, che ad alti livelli sono ipotrigliceridemizzanti) e di frutta secca con guscio, fonte in generale di acidi grassi insaturi (polinsaturi soprattutto nelle noci, che sono ricche sia di acido linoleico della serie omega-6 che di acido alfa-linolenico della serie omega-3), oltre che di composti di natura polifenolica dotati di attività antiossidante. L'effetto protettivo a livello cardiovascolare di noci, nocciole, mandorle e co. è stato attribuito alla sinergia di acidi grassi insaturi e polifenoli: secondo alcuni studi, ne basterebbero 30 g al giorno per ridurre il rischio del 30% (Bao et al. 2013; Estruch et al. 2013).

Frutto dell'azione sinergica dei diversi costituenti sono probabilmente anche i benefici dei cereali integrali, che le linee guida incoraggiano a pieno titolo in associazione alle fibre, delle quali sono ricchi, ma che non sono certamente gli unici componenti biologicamente attivi tra quelli che si possono trovare nella cariosside prima della raffinazione. Nella riduzione del rischio di sviluppare coronaropatia, ictus e diabete, correlata all'assunzione di fibra, le principali responsabili sarebbero le fibre solubili (come quelle contenute nell'orzo e nell'avena integrali), grazie all'azione ipocolesterolemizzante diretta, che si sommerebbe a quella indiretta, sempre di riduzione della colesterolemia, dovuta alla sostituzione dei grassi saturi con carboidrati da cereali integrali. In assenza di dati sufficientemente solidi a favore delle fibre di provenienza specifica (legumi, frutta, verdura), gli esperti di EAS e ESC raccomandano un apporto giornaliero di 30-45 g al giorno di fibra totale, sia in prevenzione che nella gestione delle dislipidemie.

In conclusione, dalle linee-guida ESC/EAS emergono molte conferme per quanto riguarda l'alimentazione e gli stili di vita volti alla gestione delle dislipidemie e alla prevenzione cardiovascolare, che poggiano ancora saldamente sulla dieta mediterranea sia per i soggetti sani, sia per coloro che mostrano già elevati livelli di rischio.

 

 

 

2016 ESC/EAS Guidelines for the Management of Dyslipidaemias
Catapano AL, Graham I, De Backer G, Wiklund O, Chapman MJ, Drexel H, Hoes AW, et al.
Eur Heart J. 2016;37:2999-3058


2016 European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice: The Sixth Joint Task Force of the European Society of Cardiology and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention in Clinical Practice (constituted by representatives of 10 societies and by invited experts): Developed with the special contribution of the European Association for Cardiovascular Prevention & Rehabilitation (EACPR)
Piepoli MF, Hoes AW, Agewall S, Albus C, Brotons C, Catapano AL, Cooney MT, et al.
Eur J Prev Cardiol. 2016;23:NP1-NP96

 

 


Per maggiori informazioni
AP&B Alimentazione, Prevenzione & Benessere n. 8 - Ottobre 2016

 

 

 

Bibliografia

de Souza RJ, Mente A, Maroleanu A, Cozma AI, Ha V, Kishibe T, Uleryk E, et al. Intake of saturated and trans unsaturated fatty acids and risk of all cause mortality, cardiovascular disease, and type 2 diabetes: systematic review and meta-analysis of observational studies. 2015; BMJ 351:h3978.

Eckel RH, Jakicic JM, Ard JD, de Jesus JM, Houston Miller N, Hubbard VS, Lee IM, et al.; American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines. 2013 AHA/ACC guideline on lifestyle management to reduce cardiovascular risk: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines. J Am Coll Cardiol. 2014 Jul 1;63(25 Pt B):2960-84.

Estruch R, Ros E, Salas-Salvadó J, Covas MI, Corella D, Arós F, Gómez-Gracia E, et al; PREDIMED Study Investigators. Primary prevention of cardiovascular disease with a Mediterranean diet. N Engl J Med. 2013 Apr 4;368(14):1279-90.

Li Y, Hruby A, Bernstein AM, Ley SH, Wang DD, Chiuve SE, Sampson L, et al. Saturated Fats Compared With Unsaturated Fats and Sources of Carbohydrates in Relation to Risk of Coronary Heart Disease: A Prospective Cohort Study. J Am Coll Cardiol. 2015 Oct 6;66(14):1538-48.
World Health Organization. Global action plan for the prevention and control of noncommunicable diseases 2013-2020. WHO 2013

 

 

 

 

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