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Lipoproteina (a) e mortalità cardiovascolare e non cardiovascolare

Ornella Guardamagna, Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell'Adolescenza, Università di Torino

 

Lp(a) costituisce un fattore di rischio cardiovascolare emergente e indipendente da quelli tradizionali quali colesterolo totale, colesterolo LDL, Apolipoproteina B, ipertensione, diabete, obesità e fumo. Scoperta da Kare Berg nel 1963, è una lipoproteina a bassa densità, simile alle più note LDL, sintetizzata dal fegato e costituita dal legame tra apolipoproteina B e apolipoproteina(a) [apo(a)], glicoproteina simile al plasminogeno. I livelli di Lp(a) mostrano una notevole variabilità inter-individuale, risultano geneticamente determinati e dipendono prevalentemente dal genotipo apo(a). Sono note diverse isoforme di apo(a) la cui dimensione è inversamente correlata alla concentrazione plasmatica di Lp(a). Lp(a) presenta omologia strutturale con LDL e plasminogeno e, come evidenziato da numerosi studi sperimentali effettuati sia in vitro che nell'animale, svolge un ruolo importante nella patogenesi del danno vascolare, provocando sia degenerazione aterosclerotica che trombosi. Lp(a) attraversa l'endotelio, rimane intrappolata a livello della tonaca intima, in particolare nelle aree in cui è già presente un danno di parete. E' implicata nella formazione di foam-cell, nella proliferazione della muscolatura liscia, nell'infiammazione e nell'instabilità della placca aterosclerotica; inoltre promuove la trombosi poichè compete con il plasminogeno ed impedisce così la formazione di plasmina. Sin dagli anni '70 molteplici studi caso-controllo e studi prospettici effettuati in soggetti adulti hanno valutato il rapporto tra Lp(a) ed il rischio di eventi cardiovascolari, ottenendo risultati discordanti. Alcuni lavori hanno dimostrato che livelli elevati di Lp(a) sono associati ad un aumentato rischio di eventi quali infarto miocardico, ictus cerebrale, aneurisma dell'aorta addominale ed arteriopatia periferica (0,0,0), altri non hanno confermato tali risultati (0,0,0). Nuove interessanti ed originali evidenze in merito sono fornite dalla presente meta-analisi in cui si dimostra che l'associazione tra livelli di Lp(a) ed infarto miocardico-ictus ischemico risulta causale. La determinazione dei livelli di Lp(a) ha assunto sino ad ora un valore soprattutto speculativo, sia per i limiti legati alla variabilità della metodica di analisi, che per la scarsa responsività di Lp(a) ai diversi approcci terapeutici, dietetici o farmacologici. Attualmente il primo limite è superato dalla disponibilità di moderne tecnologie standardizzate a livello internazionale (definite nel 2000 ed accettate dalla WHO nel 2003), cui è utile riferirsi. Il trattamento dei livelli elevati di Lp(a) risulta tuttora difficile e controversi sono i risultati ottenuti con la dieta o con l'utilizzo di statine o aspirina. Risultati favorevoli sono tuttavia stati ottenuti con l'associazione di niacina e lovastatina o con utilizzo degli inibitori della Colesteryl Ester Protein Transfer. Lp(a) rappresenta dunque un fattore di rischio cardiovascolare il cui ruolo, nell'impatto degli eventi di cardiovascolari, necessita di essere meglio definito da trial randomizzati e controllati. Tuttavia la misurazione dei livelli di Lp(a) rappresenta un'opzione da considerare nella pratica clinica e nella valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari del paziente, ancor più ove la causa di eventi pregressi è incerta. Tale determinazione deve essere eseguita presso centri specializzati e può essere effettuata già a partire dall'età pediatrica. In caso di riscontro di livelli elevati di Lp(a), in particolare sin dalla giovane età, è necessario ottimizzare il controllo di tutti i fattori di rischio coesistenti, lipidici e non.

 

 

 

Lipoprotein(a) concentration and the risk of coronary heart disease, stroke, and nonvascular mortality

Emerging Risk Factors Collaboration, Erqou S, Kaptoge S, Perry PL, Di Angelantonio E, Thompson A, White IR, Marcovina SM, Collins R, Thompson SG, Danesh J.

JAMA 2009;302:412-23

 

 

 

Bibliografia:


Lipoprotein(a) levels and risk of future coronary heart disease: large-scale prospective data

Bennet A, Di Angelantonio E, Erqou S, Eiriksdottir G, Sigurdsson G, Woodward M, Rumley A, Lowe GD, Danesh J, Gudnason V.

Arch Intern Med 2008;168:598-608

 

Plasma Lipoprotein(a) Indicates Risk for 4 Distinct Forms of Vascular Disease

Jones GT, van Rij AM, Cole J, Williams MJ, Bateman EH, Marcovina SM, Deng M, McCormick SP.

Clin Chem 2007;53:679-685

 

Lipoprotein(a) and development of intermittent claudication and major cardiovascular events in men and women: the Edinburgh Artery Study

Price JF, Lee AJ, Rumley A, Lowe GD, Fowkes FG.

Atherosclerosis 2001;157:241-249

 

Relation of serum homocysteine and lipoprotein(a) concentrations to atherosclerotic disease in a prospective Finnish population based study

Alfthan G, Pekkanen J, Jauhiainen M, Pitkäniemi J, Karvonen M, Tuomilehto J, Salonen JT, Ehnholm C.

Atherosclerosis 1994;106:9-19

 

A prospective study of lipoprotein (a) and the risk of myocardial infarction

Ridker PM, Hennekens CH, Stampfer MJ.

JAMA 1993; 270:2195-2199

 

Plasma concentration of lipoprotein(a) and the risk of future stroke

Ridker PM, Stampfer MJ, Hennekens CH.

JAMA 1995;273:1269-1273

 

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