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Monitorare l'aderenza alla terapia con statine tramite la valutazione dei livelli lipidici

Manuela Casula - Servizio di Epidemiologia e Farmacologia Preventiva (SEFAP), Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano

 

L'aderenza alla terapia ipolimezziante è riconosciuta come uno dei fattori più importanti nel determinare l'efficacia del trattamento [1]. Affinché i medici possano indirizzare gli interventi per aumentare l'aderenza a pazienti che ne hanno maggiormente bisogno, è necessario che siano in grado di identificare questi soggetti. I metodi a disposizione prevedono modalità "dirette", più affidabili ma anche più difficili da utilizzare, come l'osservazione diretta del trattamento e la misurazione delle concentrazioni del farmaco nel sangue, e "indirette" come i questionari, il conteggio delle compresse, la valutazione dei tassi di rinnovo delle prescrizioni e la misurazione di marcatori fisiologici (come la concentrazione di colesterolo) [2].
Diverse linee guida raccomandano ai medici un continuo monitoraggio dei livelli lipidici durante il trattamento, con il duplice scopo di verificare il raggiungimento dei target terapeutici ma anche di individuare le situazioni di scarsa efficacia dovute ad una assunzione non ottimale del farmaco. Se da un lato diverse evidenze supportano il monitoraggio della concentrazione di colesterolo per verificare la risposta iniziale alla terapia e valutare quella a lungo termine, dall'altro il valore di tale monitoraggio per rilevare i casi di non aderenza rimane non dimostrato.
L'analisi di Bell et al. sui dati di pazienti arruolati nel trial LIPID (oltre 9.000 pazienti con precedente malattia coronarica, randomizzati a pravastatina o placebo) ha mostrato che il monitoraggio della concentrazione di LDL e di colesterolo totale aveva una modesta capacità di individuare la non aderenza completa alle statine e una capacità ancora minore di individuare un'aderenza parziale. Per la valutazione della "non aderenza completa" sono state effettuate due diverse stratificazioni: nel primo caso, tra i pazienti nel gruppo di trattamento attivo sono stati distinti soggetti "aderenti" (che riportavano l'assunzione corrente del farmaco) e soggetti "non aderenti" (che riportavano l'interruzione della terapia); nel secondo caso, indipendentemente dall'attuale livello di compliance, i pazienti nel gruppo di trattamento attivo sono stati classificati come "aderenti" e i pazienti nel gruppo placebo come "non aderenti". Per la valutazione della "aderenza parziale", invece, i pazienti nel gruppo di trattamento attivo sono stati distinti tra "aderenti" e "aderenti parziali" in base all'assunzione dell'80% delle compresse previste dal trattamento.
I loro risultati riportano che un anno dopo l'inizio del trattamento, la metà (1957/3937) dei pazienti non aderenti e il 6% (253/3944) dei pazienti aderenti mostravano un aumento della concentrazione di LDL. La misurazione del colesterolo, tuttavia, aveva una debole capacità di rilevare la parziale non-aderenza: ad un anno dall'inizio della terapia, il 16% (34/213) dei soggetti parzialmente aderenti e il 4% (155/3585) di quelli pienamente aderenti mostravano un aumento della concentrazione di LDL. Secondo le loro stime, un paziente con nessun cambiamento nella colesterolemia LDL avrebbe una probabilità di essere completamente non aderente tra il 67% e il 95% e di essere parzialmente aderente compresa fra il 48% e l'89%. Similmente, un paziente con una diminuzione delle LDL di circa 40 mg/dL avrebbe una probabilità di essere completamente non aderente tra il 7% e il 40% e di essere parzialmente aderente tra il 21% e il 71%.
I ricercatori concludono che, sebbene le linee guida cliniche raccomandino ai medici il monitoraggio dei livelli di colesterolo nei pazienti per valutarne l'aderenza ai farmaci ipolipemizzanti, questa pratica è di limitata utilità e deve essere impiegata solo in supporto ad altri metodi per stimare l'aderenza alla terapia.
Come sottolineato dagli autori, l'aderenza parziale costituisce un problema particolare in quanto, a differenza dei pazienti completamente non aderenti, che con maggiori probabilità comunicano al medico che hanno smesso di prendere i loro farmaci, i pazienti parzialmente aderenti potrebbero essere riluttanti a fornire volontariamente informazioni sull'assunzione della loro terapia. Inoltre, è importante evidenziare la relazione bidirezionale esistente tra l'aderenza al trattamento e i livelli dei parametri biochimici: l'aderenza influenza le variazioni dei livelli lipidici e i cambiamenti nelle concentrazioni hanno una ricaduta sull'aderenza del paziente [3]. In quest'ottica, il monitoraggio tramite test biochimici, più che per individuare i pazienti con aderenza inadeguata, possono costituire delle evidenze di efficacia della terapia facilmente comprensibili da parte del paziente e supportare il medico nell'educare all'importanza di una corretta assunzione dei farmaci [4].

 

Monitoring adherence to drug treatment by using change in cholesterol concentration: secondary analysis of trial data
Bell KJ, Kirby A, Hayen A, Irwig L, Glasziou P.
BMJ 2011 Jan 21;342:d12


 

Bibliografia:

 

(1) The effects of adherence and persistence on clinical outcomes in patients treated with statins: a systematic review
Simpson RJ Jr, Mendys P.
J Clin Lipidol 2010;4:462-71

 

(2) Adherence to medication
Osterberg L, Blaschke T.
N Engl J Med 2005;353:487-97

 

(3) Association between short-term effectiveness of statins and long-term adherence to lipid-lowering therapy
Benner JS, Pollack MF, Smith TW, Bullano MF, Willey VJ, Williams SA.
Am J Health Syst Pharm 2005;62:1468-75

 

(4) Follow-up lipid tests and physician visits are associated with improved adherence to statin therapy
Benner JS, Tierce JC, Ballantyne CM, Prasad C, Bullano MF, Willey VJ, Erbey J, Sugano DS.
Pharmacoeconomics 2004;22 Suppl 3:13-23

 

 

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