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La familiarità per cardiopatia ischemica precoce è da sempre considerata un potente fattore di rischio per la malattia coronarica, ma a tutt'oggi non è ancora chiaro il perché. L'ipotesi più accreditata è che l'associazione tra familiarità e rischio coronarico sia dovuta alla combinazione di fattori genetici e dei noti fattori di rischio acquisiti che sono condivisi nell'ambito famigliare. Molti studi hanno dimostrato associazioni tra polimorfismi genetici e rischio cardiovascolare senza peraltro dare una spiegazione convincente dell'associazione tra familiarità e rischio. Anche in questo studio, che fa parte dell'ampio studio internazionale INTERHEART condotto in 52 paesi dei 5 continenti, la familiarità è risultata avere un forte potere predittivo che è risultata, come in altri studi precedenti, sempre indipendente dai comuni fattori di rischio. Quello che aggiunge lo studio è che l'associazione è forte in tutti i paesi è cioè indipendente dal luogo in cui si è nati e si vive e dalle variabili ad esso associate, come fattori genetici, abitudini alimentari e più genericamente comportamentali, inquinamento, ecc. Ma allora cosa misura la familiarità? Quali sono i fattori di rischio non accertati di cui la familiarità è espressione? Domande alle quali ancora non c'è una risposta soddisfacente.
Objectives: The purpose of this study was to examine whether the relationship between parental history (PH) of myocardial infarction (MI) and MI risk is independent of known cardiovascular risk factors or genetic variants. Methods: Analysis is based on 12,149 MI cases and 14,467 controls enrolled in the INTERHEART study from 52 countries. A genotype score was calculated in one third of participants derived from 8 genes (APOE, AGT, LPA, LDLR, PPARG, PON2, APOC3, INSIG2). Results: The odds ratio (OR) for MI associated with a PH of MI was 1.66 (95% confidence interval [CI], 1.49 to 1.84) if 1 parent 50 years of age and older had a MI, 2.21 (95% CI, 1.63 to 3.00) if 1 parent younger than 50 years of age had an MI, 2.48 (95% CI, 1.80 to 3.42) if both parents 50 years of age and older had an MI, and 3.26 (95% CI, 1.25 to 8.50) if both parents had MI and 1 was younger than 50 years of age. The overall association of PH with MI was minimally attenuated after adjusting for hypertension, diabetes, lipids, waist-to-hip ratio, tobacco use, alcohol use, physical activity, fruit and vegetable intake, and psychosocial factors and, in the subgroup with genetic data, genotype score. However, the genotype score here was limited because it was predominantly derived from candidate gene polymorphisms associated with cholesterol metabolism. The strength of association of a PH of MI and MI risk was similar across all geographic and socioeconomic strata studied in INTERHEART study. Conclusions: We find that a PH of MI is an important, consistent, and global determinant of MI risk, exhibiting a graded relationship with the degree of prematurity of the PH that is independent of other risk factors.
J Am Coll Cardiol 2011;57:619-627
Napoli, 26-28 novembre 2023
Rimini,
16-18 aprile 2023
Castelbuono (PA),
14 Novembre 2022
Modena, 7-9 Luglio 2022
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