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L'esposizione al mercurio non ha effetto sulle malattie cardiovascolari

 

Il pesce è la maggior fonte di metilmercurio che è considerato unanimemente tossico per il sistema nervoso soprattutto durante la vita fetale e nel periodo dell'accrescimento. Non mancano segnalazioni di un possibile effetto negativo anche sulle malattie cardiovascolari. Sono segnalazioni che provengono per lo più da studi sull'animale, ma ve ne sono anche, sebbene limitate, provenienti da studi sull'uomo. Il problema è rilevante perché il consumo di pesce è raccomandato nella totalità dei regimi alimentari consigliati per la prevenzione dell'aterosclerosi, soprattutto per il suo alto contenuto in grassi poli-insaturi omega 3. Se si dovesse confermare che il contenuto in metilmercurio del pesce ha un effetto negativo sulle malattie cardiovascolari, si dovrebbero rivedere i protocolli alimentari e consigliare di non assumere pesce per più di due volte la settimana, come si fa ormai per le donne in età feconda, in gravidanza e in allattamento e per i bambini proprio per limitare il possibile rischio di tossicità neurologica. I risultati di questo studio condotto su due diverse coorti di soggetti statunitensi non confermano che il metilmercurio possa essere dannoso per il sistema cardiovascolare e gli adulti possono pertanto continuare a seguire i consigli dietetici finora elargiti, senza paura di conseguenze indesiderabili.

 

Mercury exposure and risk of cardiovascular disease in two U.S. cohorts

Mozaffarian D, Shi P, Morris JS, Spiegelman D, Grandjean P, Siscovick DS, Willett WC, Rimm EB.

N Engl J Med 2011;364:1116-25

 

BACKGROUND: Exposure to methylmercury from fish consumption has been linked to a potentially increased risk of cardiovascular disease, but evidence from prior studies is equivocal. Beneficial effects of the ingestion of fish and selenium may also modify such effects.
METHODS: Among subjects from two U.S. cohorts (a total of 51,529 men and 121,700 women) whose toenail clippings had been stored, we prospectively identified incident cases of cardiovascular disease (coronary heart disease and stroke) in 3427 participants and matched them to risk-set-sampled controls according to age, sex, race, and smoking status. Toenail mercury and selenium concentrations were assessed with the use of neutron-activation analysis. Other demographic characteristics, cardiovascular risk factors, fish consumption, and lifestyle habits were assessed by means of validated questionnaires. Associations between mercury exposure and incident cardiovascular disease were evaluated with the use of conditional logistic regression.
RESULTS: Median toenail mercury concentrations were 0.23 µg per gram (interdecile range, 0.06 to 0.94) in the case participants and 0.25 µg per gram (interdecile range, 0.07 to 0.97) in the controls. In multivariate analyses, participants with higher mercury exposures did not have a higher risk of cardiovascular disease. For comparisons of the fifth quintile of mercury exposure with the first quintile, the relative risks were as follows: coronary heart disease, 0.85 (95% confidence interval [CI], 0.69 to 1.04; P=0.10 for trend); stroke, 0.84 (95% CI, 0.62 to 1.14; P=0.27 for trend); and total cardiovascular disease, 0.85 (95% CI, 0.72 to 1.01; P=0.06 for trend). Findings were similar in analyses of participants with low selenium concentrations or low overall fish consumption and in several additional sensitivity analyses.
CONCLUSIONS: We found no evidence of any clinically relevant adverse effects of mercury exposure on coronary heart disease, stroke, or total cardiovascular disease in U.S. adults at the exposure levels seen in this study. (Funded by the National Institutes of Health.).

 

 

N Engl J Med 2011;364:1116-25

 

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