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L'importanza dell'attività fisica nel diabete

Giuseppe Derosa - Dipartimento di Medicina Interna, Clinica Medica II, Ambulatorio di Diabetologia e Malattie Metaboliche, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo, Università di Pavia

 

Molti studi hanno dimostrato che, negli Stati più sviluppati, l'incidenza del diabete è aumentata negli ultimi anni (1), in concomitanza con un aumento dell'obesità (2). E' noto che il diabete duplica il rischio di morte per cause cardiovascolari, ma c'è meno evidenza sul fatto che l'attività fisica abbia effetti favorevoli sul rischio cardiovascolare e sulla mortalità nelle persone con diabete (3,4). Infatti, sebbene pregressi studi abbiano evidenziato che l'attività fisica potrebbe compensare gli effetti negativi legati alla presenza di obesità (5) e ipertensione (6), non è ben chiaro se essa possa ridurre l'eccesso di mortalità cardiovascolare legata al diabete. A questo proposito, il recente studio HUNT (Nord-Trøndelag Health) ha riportato che le persone con numerosi fattori di rischio cardiovascolare che praticano attività fisica hanno lo stesso rischio di morte per cardiopatia ischemica o ictus dei soggetti sani che non praticano attività fisica (7). Su queste basi è stato condotto un ulteriore studio per valutare l'effetto dell'attività fisica praticata nel tempo libero e il diabete sulla mortalità cardiovascolare e verificare se l'attività fisica possa cancellare gli effetti deleteri dovuti al diabete (8). Lo studio HUNT è uno studio di popolazione condotto nella Contea di Nord-Trøndelag, in Norvegia. Tra il 1995 e il 1997, tutti gli abitanti di 20 anni o più sono stati invitati a partecipare alla seconda fase dello studio (HUNT 2). Tra i 94.194 partecipanti eleggibili, 65.361 (70%) hanno accettato la prosecuzione dello studio, hanno completato i questionari e si sono sottoposti all'esame obiettivo (34.786 donne e 30.575 uomini). Da questa coorte originale, 11.774 soggetti sono stati esclusi al basale per i seguenti motivi: 5.186 hanno avuto patologie cardiovascolari (angina, infarto del miocardio, e/o ictus), 6.060 non avevano dati disponibili sull'attività fisica, 32 non avevano dati sullo stato di diabete o non diabete e 496 non avevano dati sui potenziali fattori confondenti. Dopo l'esclusione di queste persone, 53.587 soggetti (25.159 uomini e 28.428 donne) sono risultati eleggibili per essere monitorati per le eventuali cause di morte. Durante un periodo di osservazione medio di 12 anni, 1.716 persone sono morte per cause cardiovascolari (956 uomini e 760 donne). Rispetto ai 6.588 soggetti esclusi per la mancanza di dati sulle variabili considerate, i 53.587 eleggibili sono risultati, in media, più giovani (età media 46,5 vs. 64,5 anni) e meno inclini a morire per cause cardiovascolari. Come atteso, gli uomini e le donne diabetiche (n = 1.195) avevano un rischio aumentato di morte per cause cardiovascolare rispetto a quelli senza diabete con un HR (95% CI) di 1,72 (1,37-2,16) negli uomini e 1,96 (1,55-2,50) nelle donne. Rispetto al gruppo di controllo rappresentato dalle 3077 persone senza diabete che non praticavano attività fisica, le persone diabetiche inattive avevano un HR di 2,81 (1,93-4,07). Le persone diabetiche che avevano dichiarato 1-2 ore alla settimana di attività fisica leggera, invece, avevano un rischio simile al gruppo di controllo, con un HR di 1,07 (0,63-1,81) e il rischio era ulteriormente ridotto tra le persone che avevano dichiarato =3 ore di attività fisica leggera con un HR di 0,89 (0,48-1,63). Tra le persone senza diabete che avevano dichiarato =3 ore di attività fisica leggera, l'HR è risultato 0,78 (0,63-0,96). Si è osservata un'evidenza statisticamente significativa di effetto dose-risposta in relazione alla pratica di attività fisica sia tra le persone con diabete (p per il trend < 0,001) che tra quelle senza diabete (p per il trend = 0,007). Sono stati anche analizzati i dati riguardanti l'attività fisica totale che comprendeva l'attività fisica leggera e pesante. Rispetto al gruppo di soggetti non diabetici inattivi, i diabetici classificati come molto attivi, con almeno un'ora di attività fisica pesante, avevano un HR di 0,91 (0,51-1,60), mentre le persone molto attive senza diabete avevano un HR di 0,66 (0,53-0,81). L'attività fisica totale ha mostrato un effetto dose-risposta in relazione alla mortalità cardiovascolare (p per il trend < 0,001 in entrambi i gruppi). Si è registrata un'interazione statisticamente significativa tra diabete e attività fisica totale (p = 0,03), suggerendo che gli effetti negativi dovuti alla presenza del diabete sulla mortalità cardiovascolare sono minori nelle persone attive rispetto a quelle inattive. Questo dato è stato confermato anche da un'analisi stratificata per livelli di attività fisica totale: il diabete è risultato associato con un HR di 2,76 (1,88-4,07) tra le persone inattive e 1,88 (1,47-2,39), 1,43 (1,02-2,00), e 1,34 (0,75-2,39) tra le persone con bassi, medi o alti livelli di attività fisica, rispettivamente. I dati di questo studio, in linea con quanto riportato in letteratura, dimostrano che i pazienti diabetici sono due volte più a rischio di morte per cause cardiovascolari rispetto ai non diabetici, con un'associazione lievemente più forte tra le donne. Il rischio di morte per cause cardiovascolari è risultato quasi tre volte più alto tra le persone diabetiche inattive, mentre tra le persone con diabete abituate a svolgere un'attività fisica da moderata ad alta, è risultato simile a quello delle persone inattive senza diabete. Diversi meccanismi potrebbero spiegare gli effetti positivi dell'attività fisica sulla riduzione del rischio cardiovascolare tra i diabetici. Recenti studi, infatti, hanno riportato che l'attività fisica regolare migliori il controllo glicemico, la sensibilità insulinica, la pressione arteriosa, il profilo lipidico e la composizione corporea (3,4,9); inoltre studi prospettici hanno mostrato una debole associazione indipendente tra l'iperglicemia e il rischio cardiovascolare nei diabetici. Elevati livelli di colesterolo aumentano il rischio cardiovascolare, sia nei diabetici che nei non diabetici, così come l'ipertensione e il BMI. Quindi, gli effetti positivi dovuti all'attività fisica riportati in questo studio, potrebbero essere dovuti al miglioramento dei singoli fattori di rischio. Una limitazione di questo studio è che il livello di attività fisica praticata, così come la condizione di diabete, sono stati valutati sulla base di quanto riferito dai pazienti, per cui questo potrebbe aver dato adito a qualche errore di valutazione. Inoltre, i questionari sottoposti ai pazienti non differenziavano tra i diversi tipi di attività fisica praticata nel tempo libero, per cui gli effetti specifici dell'attività aerobica o di resistenza non hanno potuto essere valutati.
Questo studio, comunque, sottolinea, ancora una volta l'importanza dell'attività fisica: praticare 1-2 ore di attività fisica leggera alla settimana potrebbe essere sufficiente per annullare gli effetti negativi legati alla presenza di diabete.

 

 

The combined effect of leisure-time physical activity and diabetes on cardiovascular mortality: the Nord-Trondelag Health (HUNT) cohort study, Norway
Moe B, Eilertsen E, Nilsen TI
Diabetes Care 2013;36:690-5

 

 

Bibliografia

1. Lipscombe LL, Hux JE. Trends in diabetes prevalence, incidence, and mortality in Ontario, Canada 1995-2005: a population-based study. Lancet 2007; 369: 750-756.
2. Flegal KM, Carroll MD, Ogden CL, Curtin LR. Prevalence and trends in obesity among US adults, 1999-2008. JAMA 2010; 303: 235-241.
3. Sigal RJ, Kenny GP, Boulé NG, Wells GA, Prud'homme D, Fortier M, Reid RD, Tulloch H, Coyle D, Phillips P, Jennings A, Jaffey J. Effects of aerobic training, resistance training, or both on glycemic control in type 2 diabetes: a randomized trial. Ann Intern Med 2007; 147: 357-369.
4. Hayes C, Kriska A. Role of physical activity in diabetes management and prevention. J Am Diet Assoc 2008; 108 (Suppl. 1): S19-S23.
5. Lee CD, Blair SN, Jackson AS. Cardiorespiratory fitness, body composition, and all-cause and cardiovascular disease mortality in men. Am J Clin Nutr 1999; 69: 373-380.
6. Vatten LJ, Nilsen TI, Holmen J. Combined effect of blood pressure and physical activity on cardiovascular mortality. J Hypertens 2006; 24: 1939-1946.
7. Tjønna AE, Lund Nilsen TI, Slørdahl SA, Vatten L, Wisløff U. The association of metabolic clustering and physical activity with cardiovascular mortality: the HUNT study in Norway. J Epidemiol Community Health 2010; 64: 690-695.
8. Moe B, Eilertsen E, Nilsen TI. The combined effect of leisure-time physical activity and diabetes on cardiovascular mortality: the Nord-Trondelag Health (HUNT) cohort study, Norway. Diabetes Care 2013; 36(3): 690-695.
9. Cicero AF, Derosa G, Bove M, Di Gregori V, Gaddi AV, Borghi C. Effect of a sequential training programme on inflammatory, prothrombotic and vascular remodelling biomarkers in hypertensive overweight patients with or without metabolic syndrome. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2009; 16(6): 698-704.

 

 


 

 

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