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E' da più di cinquant'anni che i grassi saturi sono considerati poco salutari per la loro forte relazione con il rischio cardiovascolare. Tutte le linee guida hanno sempre consigliato un'alimentazione in cui gli acidi grassi saturi non costituissero più del 10% delle calorie totali e si desse la preferenza ai grassi poliinsaturi e, in particolare, agli omega-3. La meta-analisi di Chowdhury e Coll. contesta quello che per anni è sembrato un caposaldo inconfutabile della sana alimentazione, sostenendo che la maggior parte delle prove a supporto della penalizzazione dei grassi saturi si basa su dati osservazionali, per lo più derivati da indagini alimentari in cui sono stati stimati la quantità ed il tipo di grassi consumati con interviste o questionari, la cui attendibilità è discutibile. Più attendibili sono gli studi in cui le abitudini alimentari vengono stimate con metodi obiettivi, come la misura del tipo di acidi grassi circolanti che riflette l'apporto alimentare. Da questi non emerge alcuna relazione tra grassi saturi, poliinsaturi o omega-3 e rischio cardiovascolare, mentre si conferma il potenziale rischio degli acidi grassi "trans".
DATA SOURCES: MEDLINE, Science Citation Index, and Cochrane Central Register of Controlled Trials through July 2013.
STUDY SELECTION: Prospective, observational studies and randomized, controlled trials.
DATA EXTRACTION: Investigators extracted data about study characteristics and assessed study biases.
DATA SYNTHESIS: There were 32 observational studies (530,525 participants) of fatty acids from dietary intake; 17 observational studies (25,721 participants) of fatty acid biomarkers; and 27 randomized, controlled trials (103,052 participants) of fatty acid supplementation. In observational studies, relative risks for coronary disease were 1.02 (95% CI, 0.97 to 1.07) for saturated, 0.99 (CI, 0.89 to 1.09) for monounsaturated, 0.93 (CI, 0.84 to 1.02) for long-chain ?-3 polyunsaturated, 1.01 (CI, 0.96 to 1.07) for ?-6 polyunsaturated, and 1.16 (CI, 1.06 to 1.27) for trans fatty acids when the top and bottom thirds of baseline dietary fatty acid intake were compared. Corresponding estimates for circulating fatty acids were 1.06 (CI, 0.86 to 1.30), 1.06 (CI, 0.97 to 1.17), 0.84 (CI, 0.63 to 1.11), 0.94 (CI, 0.84 to 1.06), and 1.05 (CI, 0.76 to 1.44), respectively. There was heterogeneity of the associations among individual circulating fatty acids and coronary disease. In randomized, controlled trials, relative risks for coronary disease were 0.97 (CI, 0.69 to 1.36) for a-linolenic, 0.94 (CI, 0.86 to 1.03) for long-chain ?-3 polyunsaturated, and 0.89 (CI, 0.71 to 1.12) for ?-6 polyunsaturated fatty acid supplementations.
LIMITATION: Potential biases from preferential publication and selective reporting.
CONCLUSION: Current evidence does not clearly support cardiovascular guidelines that encourage high consumption of polyunsaturated fatty acids and low consumption of total saturated fats.
Ann Intern Med 2014;160:398-406
Modena, 22-23 Giugno 2023
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